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Quando i panni sporchi

si lavano in tv

 

di Vincenzo Pitaro

pag. COMMENTI – 14 GENNAIO 2000

 

II pubblico di Bruno Vespa che mercoledì sera ha seguito "Porta a porta" si è trovato dinanzi a uno spettacolo senza precedenti.

Il pudico popolo degli italiani, che da sempre ama sciacquare i "panni sporchi" dentro le riservate mura domestiche, ha dovuto assistere – per la prima volta in un talk show d'alto livello e prestigio (basterebbe ricordare gli interventi diretti del Pontefice, di Presidenti, di illustri personalità internazionali, dell'assidua frequenza di leader politici e uomini di governo) - all'esposizione non edifìcante di una vicenda privata, delicata e dolorosa accaduta in quel di Montecastrilli, nel Ternano, fatta dagli stessi protagonisti.

Il caso è noto: una moglie (Agnese, casalinga, 32 anni) abbandona il marito (Valentino, calabrese, 33 anni, autotrasportatore) per fuggire con Leonardo, apprendista meccanico di appena diciassette anni. Sembra una fiction televisiva e invece è pura realtà. Ma la cosa più sorprendente e singolare di questa fuga d'amore è rappresentata dalla disponibilità, da parte degli stessi fuggitivi, di raccontare la loro storia in pubblico, davanti a una grande platea. Dov'è fi-nito il senso della riservatezza? E che ragione c'era a mettere in pubblico fatti che attengono alla sfera privata e intima e che finiscono col riflettersi anche su alcuni innocenti minori?

«Se una coppia non va più d'accordo - commentava la titolare di un bar catanzarese - esiste il divorzio... Ognuno va per la sua strada. Che motivo c'è di andare in televisione per sbandierare ai quattro venti i propri sentimenti, le proprie incomprensioni e tutto il resto?».

Già, che motivo c'è? Potrebbe non avere tutti i torti la signora che giudica «poco decoroso» lo spettacolo. Ma se la sentissero gli ospiti in studio di quella puntata di "Porta a porta", di sicuro griderebbero allo... scandalo. Si scandalizzerebbero, cioè, più per un'opinione del genere che per le dichiarazioni di Agnese: «Siamo fuggiti per paura... Mio marito è calabrese!».

Quel signor Valentino, certo, sarà pure calabrese, ma ciò che significa? Che se al posto di un marito nato in Calabria ne avesse avuto uno nato a sud del Po, Agnese non sarebbe fuggita? Che motivo c'era di aver paura di un uomo che, pur essendo a conoscenza di tutto, fin dall'inizio (persino del figlio che l'ormai ex moglie aspetta da Leonardo), mostrava di voler salvare la famiglia nell'interesse dei figli?

Quando gli è stato chiesto che cosa adesso volesse fare alla luce dei fatti, il "calabrese" ha dato una risposta più che civile: «Che cosa devo fare? Siamo nel 2000, mica nell'Ottocento! Lei per la sua strada, io per la mia!».                     

Eppure gli ospiti di "Porta a Porta”, anche quando una certa imbarazzante esitazione velava qualche risposta, si sono limitati ad approvare le gesta di Agnese e Leonardo. E nei confronti del calabrese ferito e umiliato davanti a una telecamera, nessuno ha speso una parola di conforto. Eppure la meritava, almeno per la sofferenza impostagli e lo strappo alla privacy patito, quali che fossero i suoi torti.

 

 

Articolo di Vincenzo Pitaro

pubblicato su

ORDINE DEI GIORNALISTI – BIMESTRALE DEL CONSIGLIO NAZIONALE

Anno XXXI – n° 4 – DICEMBRE 1999

e su

pag. COMMENTI – 14 GENNAIO 2000

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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